La Corte di Cassazione, con la recente sentenza del 27 ottobre 2023, n. 29961, ha riconosciuto illegittima e discriminatoria l’esclusione dei docenti precari dall’erogazione della c.d. Carta del Docente (meglio conosciuto anche come Bonus Euro 500,00).
Così statuendo, la Suprema Corte ha quindi esteso il diritto ad usufruire del beneficio economico annuo, previsto per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti, anche in favore dei precari che abbiano stipulato con l’Amministrazione diversi contratti a tempo determinato.
Non sorprende che la decisione in commento abbia avvalorato quanto già affermato in precedenza dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, dal Consiglio di Stato e da centinaia di pronunce dei Giudici Ordinari di tutti i Tribunali italiani.
I docenti precari che hanno prestato servizio per diverse annualità, anche con contratti separati, e comunque almeno 180 giorni per anno scolastico, potranno promuovere il ricorso per il riconoscimento della Carta Docente innanzi al Tribunale Ordinario competente a conoscere della materia, chiedendo il riconoscimento del diritto a percepire la somma per ciascun anno scolastico di servizio, per gli ultimi 5 anni. Pertanto, laddove ricorrano i presupposti, è possibile richiedere il riconoscimento dei bonus arretrati fino al concorrere della somma di Euro 2.500,00.
Se ciò non bastasse, gli insegnanti precari avranno anche diritto a richiedere (ed ottenere) un risarcimento del danno per la condotta illecita e discriminatoria cui sono stati soggetti.
Dunque, riassumendo:
– la Carta Docente spetta ai docenti non di ruolo che ricevono incarichi annuali (31.08), ma anche a quelli che li ricevono fino al termine delle attività didattiche (30.06);
– i docenti precari possono promuovere l’azione di adempimento in forma specifica per l’attribuzione del bonus entro 5 anni dalla data in cui è sorto il loro diritto o dalla data di conferimento dell’incarico di supplenza;
– il termine di prescrizione per le azioni di risarcimento del danno da mancata attribuzione della carta è decennale, in considerazione della natura contrattuale della responsabilità.
Alcune risposte ai vostri quesiti più frequenti.
Se faccio ricorso posso avere problemi sul posto di lavoro? No, nessuno dei nostri assistiti ha mai avuto ripercussioni sul luogo di lavoro per aver intrapreso un procedimento nei confronti del MIUR.
Se entro di ruolo ho diritto a fare ricorso? Sì, se siete entrati di ruolo ma comunque nei 5 anni antecedenti alla proposizione del riscorso eravate assunti con contratto a tempo determinato avete comunque diritto a procedere giudizialmente per vedervi riconosciuti i vostri diritti pregressi.
Quale sarà all’incirca la durata del procedimento? Dipende dal Tribunale di competenza, la durata varia in base ai carichi di lavoro di ciascun Tribunale.
Quanto costa fare ricorso? Lo Studio Legale Bologna Bronzetti inizialmente chiede al docente di coprire solo i costi iniziali consistenti nel contributo unificato e la marca da bollo. Se il docente, invece, dovesse avere un reddito familiare inferiore (risultante quindi dalla somma del reddito del docente e degli altri familiari conviventi) ad Euro 38.514,03, risultante dall’ultima dichiarazione presentata, sarà esentato dal pagamento di detta tassa.